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Giuseppe Parini
La vita
Nato nel 1729 a Bosisio, Lombardia, in una famiglia di modesta condizione, Giuseppe Parini svolge i suoi studi a Milano, ospitato da una zia che gli garantisce una modesta rendita a patto che intraprenda la carriera ecclesiastica. Dopo aver ricevuto gli ordini sacri, diventa precettore presso la famiglia dei duchi Serbelloni. Tuttavia, viene licenziato per aver mostrato solidarietà al maestro di musica, il cui figlia era stata ingiustamente maltrattata dalla duchessa.
Successivamente, entra al servizio della famiglia Imbonati, acquisendo così una profonda comprensione della società aristocratica che successivamente influenzerà le sue opere. Nel frattempo, Parini guadagna notorietà pubblicando scritti di forte impegno civile e le prime due parti del suo lavoro "Il Giorno", che gli valgono il rispetto del governo austriaco, considerando che la Lombardia era parte dell'Impero d'Austria.
La sua reputazione gli permette di ottenere un impiego nell'amministrazione austriaca come redattore del giornale governativo "La Gazzetta di Milano" e come professore di eloquenza. Tuttavia, quando nel 1796 l'esercito francese guidato da Napoleone conquista Milano, Parini partecipa alla gestione della Municipalità con la speranza che possa realizzare gli ideali illuministi a cui si era avvicinato. Tuttavia, si allontana presto da questa esperienza a causa delle divergenze di metodo.
Con il ritorno degli Austriaci, Parini rischia ritorsioni a causa del suo sostegno a Napoleone. Tuttavia, riesce ad evitarle grazie alla sua precedente collaborazione con il governo austriaco.
Giuseppe Parini muore a Milano nel 1799.
Le opere
Il capolavoro di Giuseppe Parini è "Il giorno", un poemetto inizialmente concepito in quattro parti (Il mattino, Il mezzogiorno, Il vespro, La notte), ma solo le prime due parti furono composte e pubblicate a partire dal 1763. Il poema narra la giornata di un giovane di famiglia aristocratica, evidenziando i difetti della nobiltà, visti da Parini durante il periodo in cui fu precettore.
"Il giorno" offre un ritratto spietato della società nobiliare, perché mostra i suoi membri impegnati in attività frivole e poco produttive. Per Parini, la poesia rappresenta uno strumento critico sociale, mirato a educare all'utile, svelare ipocrisie e migliorare le coscienze. Il poeta adopera l'ironia (che nasce soprattutto dal contrasto tra l'uso di uno stile aulico e il racconto di frivolezze) per evitare un moralismo eccessivo, cercando di rendere la denuncia più leggera ma altrettanto efficace, scherzando per rendere la critica più accessibile al lettore.
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