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Storia

II media - Unità 12 - XVII/XVIII sec- L‘ Europa tra Seicento e Settecento

1.1.Il quadro politico-sociale nell'Antico Regime

Gli storici definiscono Antico Regime il sistema politico, sociale ed economico che caratterizzò l'Europa tra il XVI secolo e la fine del XVIII secolo, prima delle grandi rivoluzioni che ne segnarono il declino, come la Rivoluzione Francese (1789). Questo periodo è contraddistinto da una struttura gerarchica e rigida, sia nella gestione del potere che nell'organizzazione della società.

Quasi tutti gli Stati europei dell'epoca sono governati da monarchie assolute, un sistema in cui il sovrano detiene un potere illimitato. Il monarca esercita un controllo totale sulle istituzioni politiche, militari e giudiziarie, senza dover rispondere a nessun altro.

La società dell'Antico Regime è rigidamente suddivisa in tre ordini o stati, gruppi sociali chiusi e ben definiti, tra i quali non vi è mobilità: il clero, la nobiltà e il terzo stato (o popolo).  

1. Il clero rappresenta il primo ordine ed è composto da religiosi, che svolgono funzioni spirituali ma anche culturali e, spesso, politiche.
2. La nobiltà costituisce il secondo ordine ed è formata da aristocratici che detengono privilegi ereditari, come l'esenzione fiscale e il diritto di governare sui propri feudi. La nobiltà svolge un ruolo chiave nell'amministrazione dello Stato e nell'esercito, ma spesso vive di rendita, sfruttando il lavoro dei contadini.  
3. Il terzo stato, infine, comprende la stragrande maggioranza della popolazione: contadini, artigiani, operai e la borghesia. Questo gruppo è eterogeneo e sostiene il peso fiscale dello Stato, pur godendo di pochi diritti politici e sociali.  

In questo periodo. all'interno del terzo stato, la borghesia emerge come una forza sempre più dinamica e influente. Composta da mercanti, banchieri, professionisti e imprenditori, la borghesia si arricchisce grazie alle attività commerciali, finanziarie e industriali, soprattutto con lo sviluppo delle città e l'espansione dei mercati. Questo ceto, pur non avendo accesso ai privilegi della nobiltà, acquisisce un peso economico e culturale crescente, diventando un motore di cambiamento.  

L'Antico Regime, tuttavia, è un sistema in crisi. Le tensioni sociali, le disuguaglianze economiche e le nuove idee illuministe mettono in discussione i fondamenti di questa struttura, preparando il terreno per le rivoluzioni che segneranno la fine di un'epoca (rivoluzione francese e industriale).

 

1.2.Nuovi equilibri politici e la Russia di Pietro il Grande

Dopo il 1650, il panorama politico europeo subisce significativi cambiamenti. Sebbene Inghilterra, Francia e *Olanda mantengano il loro ruolo di potenze dominanti, emergono nuovi Stati che contribuiscono a ridefinire gli equilibri del continente.  

Nel Sacro Romano Impero, il Ducato di Prussia si afferma come una forza rilevante, soprattutto dopo la Guerra dei Trent'anni* (1618-1648). Sotto la guida di Federico Guglielmo, noto come il Grande Elettore, il Ducato consolida il proprio potere e amplia i suoi territori. Con il suo successore, Federico I, il Ducato di Prussia viene elevato a Regno di Prussia nel 1701, diventando una monarchia assoluta. Federico Guglielmo e i suoi successori centralizzano il potere, rafforzano l'esercito e creano uno Stato moderno ed efficiente, destinato a diventare una delle principali potenze europee.  

La Polonia, invece, nonostante le sue dimensioni territoriali, non riesce a consolidarsi come monarchia assoluta. Il potere del re è fortemente limitato dalla nobiltà (szlachta), che detiene un'influenza politica enorme grazie al sistema della Liberum Veto, un meccanismo che permette a un solo nobile di bloccare le decisioni del parlamento. Di conseguenza, la Polonia rimane indietro rispetto alle altre potenze europee.  

La Svezia, al contrario, si afferma come una monarchia assoluta sotto il regno di Carlo XI e suo figlio Carlo XII. Grazie a una serie di riforme militari e amministrative, la Svezia conquista nuovi territori nel Baltico e diventa una delle principali potenze del Nord Europa. Tuttavia, le ambizioni espansionistiche della Svezia portano a conflitti prolungati, come la Grande Guerra del Nord (1700-1721), che alla fine ne ridimensionano il ruolo.  

In Russia, il 1689 segna l'ascesa al trono di Pietro il Grande, membro della dinastia dei Romanov. Pietro modernizza il paese e lo trasforma in una potenza europea. Potenzia l'esercito e la marina, e crea una nuova capitale, San Pietroburgo, fondata nel 1703, per mantenere il controllo sul Mar Baltico.  Pietro il Grande riduce il potere della vecchia aristocrazia (i boiari), ma in cambio concede ai nobili maggiori privilegi sui contadini, accentuando il sistema della servitù della gleba. Questo accentramento del potere e la modernizzazione forzata della Russia hanno un prezzo sociale elevato.  

IN SINTESI>> il periodo successivo al 1650 vede una ridefinizione degli equilibri politici in Europa, con l'emergere di nuovi attori come la Prussia e la Russia, mentre altre nazioni, come la Polonia, rimangono ai margini del progresso. La figura di Pietro il Grande incarna lo spirito di rinnovamento e ambizione che caratterizza questa epoca, segnando l'inizio di una nuova era per la Russia e per l'intero continente

 

1.3.Le guerre di successione e il nuovo ordine europeo*

Dopo il 1700, l'Europa è teatro di una serie di guerre di successione, conflitti scoppiati per la disputa di troni e territori. Queste guerre sono il risultato delle intricate alleanze matrimoniali tra le dinastie regnanti, una pratica comune per consolidare relazioni politiche e strategiche. Quando un sovrano moriva senza eredi diretti, altri monarchi, legati da vincoli familiari, avanzavano pretese sul trono, spesso portando a conflitti armati. Queste guerre non solo ridefiniscono i confini degli Stati, ma segnano anche l'ascesa e il declino delle potenze europee.

1.3.1 La Guerra di successione spagnola (1701-1714)
Nel *1701, scoppia la **Guerra di successione spagnola, uno dei conflitti più significativi del XVIII secolo. Alla morte di Carlo II di Spagna, ultimo rappresentante degli Asburgo di Spagna, si apre una crisi dinastica. Carlo II non ha eredi diretti e designa come successore Filippo d'Angiò, nipote di Luigi XIV di Francia. Tuttavia, questa scelta minaccia l'equilibrio europeo, poiché unirebbe le corone di Francia e Spagna sotto un unico sovrano.  

Contro questa prospettiva, si forma una grande alleanza guidata da Inghilterra, Austria e Olanda, che sostiene le pretese di Carlo d'Asburgo, arciduca d'Austria. La guerra si conclude con il Trattato di Utrecht (1713) e il Trattato di Rastatt (1714). La Francia perde parte dei suoi territori, e l'Austria ottiene il controllo di gran parte dell'Italia, tra cui il Milanesato e il Regno di Napoli. Il Ducato di Savoia, alleato della coalizione antifrancese, riceve nuovi territori, tra cui la Sicilia (poi scambiata con la Sardegna), e viene elevato a Regno di Sardegna, gettando le basi per il futuro processo di unificazione italiana.

1.3.2 La Guerra di successione polacca (1733-1738)
Nel 1733, scoppia la Guerra di successione polacca, causata dalla morte di Augusto II di Polonia. Due fazioni si contendono il trono: da un lato, Stanislao Leszczyński, sostenuto dalla Francia e dalla Spagna, e dall'altro, Augusto III di Sassonia, appoggiato da Russia e Austria. Alla fine, la Russia prevale, e Augusto III diventa re di Polonia. Tuttavia, il conflitto ha ripercussioni anche in Italia: l'Austria è costretta a cedere il Regno di Napoli e la Sicilia alla Spagna, che li affida a un ramo cadetto dei Borbone, consolidando l'influenza spagnola nella penisola italiana.

1.3.3  La Guerra di successione austriaca (1740-1748)
Nel 1740, la morte dell'imperatore Carlo VI d'Asburgo scatena un nuovo conflitto. Carlo VI non ha figli maschi e, per garantire la successione alla figlia Maria Teresa, aveva emanato la Prammatica Sanzione, un documento che riconosceva il diritto delle donne a ereditare il trono. Tuttavia, diversi monarchi europei contestano questa decisione, tra cui Federico II di Prussia, che invade la Slesia, dando inizio alla Guerra di successione austriaca.  

La guerra vede schierati da un lato la Prussia, la Francia, la Spagna* e la Baviera, e dall'altro l'Austria, l'Inghilterra e l'Olanda. Alla fine del conflitto, con il Trattato di Aquisgrana (1748), Maria Teresa viene riconosciuta come imperatrice, ma è costretta a cedere la Slesia alla Prussia, un territorio ricco e strategicamente importante. Questo segna l'ascesa della Prussia come potenza europea e indebolisce ulteriormente l'Austria.

1.3.4  La Guerra dei Sette anni (1756-1763)
Nel 1756, scoppia la Guerra dei Sette anni, un conflitto globale che coinvolge non solo l'Europa, ma anche le colonie in Asia, Africa* e ùAmerica. Le alleanze si ribaltano rispetto alle guerre precedenti: l'Inghilterra si allea con la Prussia, mentre la Francia si schiera con l'Austria. La guerra è combattuta su più fronti: in Europa, Federico II di Prussia resiste alle forze austro-francesi, mentre nelle colonie, Inghilterra e Francia si contendono il controllo dei territori d'oltremare.  

La guerra si conclude con il Trattato di Parigi (1763), che sancisce la vittoria dell'Inghilterra. La Francia perde gran parte delle sue colonie, tra cui il Canada e gran parte dei territori in India, che passano sotto il controllo britannico. Questo segna l'inizio del predominio coloniale inglese e il declino dell'influenza francese nel mondo.  

IN SINTESI>> Le guerre di successione del XVIII secolo ridefiniscono gli equilibri politici europei, segnando l'ascesa di nuove potenze come la Prussia e l'Inghilterra, e il declino di altre, come la Francia e l'Austria. Questi conflitti, oltre a cambiare i confini degli Stati, preparano il terreno per le grandi trasformazioni politiche e sociali che caratterizzeranno la fine del secolo, tra cui la Rivoluzione Francese e le guerre napoleoniche

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