La caduta del fascismo
1 La fine del regime fascista
Nel luglio del 1943, le forze angloamericane sbarcarono in Sicilia. L'avanzata rapida degli Alleati accelerò il declino del fascismo, già in crisi a causa dei fallimenti militari e delle gravi condizioni di vita della popolazione. I principali sostenitori del regime, tra cui il re, gli imprenditori e i vertici militari, per preservare i propri interessi e evitare il coinvolgimento nel crollo del fascismo, decisero di rimuovere Mussolini.
Nella notte tra il 24 e il 25 luglio, il Gran Consiglio del fascismo votò la sfiducia nei confronti del duce; Vittorio Emanuele III ordinò l'arresto di Mussolini e lo fece rinchiudere sul Gran Sasso, mentre il maresciallo Pietro Badoglio divenne il nuovo presidente del Consiglio.
Badoglio confermò l'alleanza con i tedeschi, deludendo coloro che speravano nella fine del conflitto ma nel frattempo, avviò trattative segrete con gli Alleati. I'8 settembre 1943 fu annunciato l'armistizio tra l'Italia e gli Alleati, ma l'alleanza con la Germania rimase in vigore, creando una situazione ambigua .
Il 19 settembre, il re e il governo si rifugiarono a Brindisi sotto la protezione degli americani, senza dare indicazioni chiare all'esercito, che quindi fu abbandonato a se stesso: molti soldati abbandonarono le armi e cercarono di tornare a casa, mentre altri furono catturati dai tedeschi e deportati in Germania o uccisi.
Nei giorni successivi all'8 settembre, le truppe tedesche occuparono rapidamente l'Italia centro-settentrionale e liberarono Mussolini.
2 L'Italia divisa in due
I nazisti riuscirono a bloccare l'avanzata degli Alleati lungo la "linea Gustav" vicino a Cassino, nel Lazio. Questo portò a una spaccatura in due parti dell'Italia:
I "repubblichini", i sostenitori del nuovo governo fascista, pur adottarondo un'ideologia simile al fascismo, erano sostanzialmente controllati dai nazisti.
Il 13 ottobre 1943, Badoglio dichiarò guerra alla Germania, portando l'Italia a combattere al fianco dei suoi ex nemici.
2. La Resistenza
Durante la fase finale della guerra, mentre gli Alleati collezionavano vittorie, in diversi Paesi europei, gruppi di cittadini volontari si unirono per condurre azioni di resistenza clandestina contro i nazisti e i fascisti; In Italia questo fenomeno ha preso il nome di Resistenza.
2.1. La Resistenza in Europa
La Resistenza assunse diverse forme a seconda del Paese in cui si sviluppoò e operò, ma ovunque fu una lotta di liberazione nazionale contro gli invasori e i governi collaborazionisti. I partigiani, come venivano chiamati i membri della Resistenza, condussero azioni di sabotaggio, guerriglia, scioperi e diffusione di stampa clandestina antinazista.
In Francia la Resistenza fu guidata dal generale De Gaulle. La Resistenza si diffuse anche in Grecia e in modo più intenso in Jugoslavia, dove il maresciallo Tito organizzò un movimento partigiano e divenne il punto di riferimento della Resistenza nei Balcani a partire dal 1943. La liberazione di Belgrado nell'ottobre 1944 fu in gran parte guidata dai suoi partigiani comunisti. Tuttavia, le azioni portate avanti dai partigiani di Tito non colpirono solo i nazifascisti ma anche, in maniera indiscriminata, la popolazione civile innocente.
In quesa tragica vicenda, tra i più colpiti ci furono gli italiani che spesso, in maniera sistematica, furono infoibati: furono cioè buttati, spesso ancora vivi, nelle foibe, inghiottitoi naturali tipici delle aree carsiche, usate come fosse comuni per far sparire i corpi di coloro che venivano uccisi.
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