Partiamo dal concetto di "Giusti tra le nazioni".
Il termine Giusti tra le nazioni è stato utilizzato, dopo la seconda guerra mondiale, per indicare i non-ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita e senza interesse personale per salvare anche un solo ebreo dal genocidio nazista della Shoah. È inoltre un'onorificenza conferita dal Memoriale ufficiale di Israele, Yad Vashem fin dal 1962, a tutti i non ebrei riconosciuti come "Giusti".
https://it.wikipedia.org/wiki/Giusti_tra_le_nazioni
Il 10 maggio 2012 i deputati di Strasburgo hanno istituto la Giornata europea dei Giusti, stabilita il 6 marzo, data della scomparsa dell'artefice del Viale dei Giusti, Moshe Bejski. A partire dalla definizione di Yad Vashem, il concetto di Giusto è stato esteso sino a includere quanti, in ogni parte del mondo, hanno salvato vite umane in tutti i genocidi e difeso la dignità umana durante i totalitarismi.
Dal 7 dicembre 2017 la Giornata dei Giusti è solennità civile in Italia: ogni anno il 6 marzo si celebra l’esempio dei Giusti del passato e del presente per diffondere i valori della responsabilità, della tolleranza, della
solidarietà. https://it.gariwo.net/giornata-dei-giusti/
Giornata dei giusti
6 marzo 2022
… οὔτε γὰρ ἰατροὶ ἤρκουν τὸ πρῶτον θεραπεύοντες ἀγνοίᾳ, ἀλλ' αὐτοὶ μάλιστα ἔθνῃσκον ὅσῳ καὶ μάλιστα προσῇσαν…
Nulla potevano i medici, che non conoscevano quel male e si trovavano a curarlo per la prima volta ed anzi erano i primi a caderne vittime in quanto erano loro a trovarsi a più diretto contatto con chi ne era colpito.
Tucidide, “La peste di Atene”, Storie, II, 47,4
“CARLO URBANI (1956 - 2003) Giusti del coraggio civile
Medico italiano, fu il primo a identificare e classificare la SARS
https://it.gariwo.net/giornata-dei-giusti/
Il 10 maggio 2012 i deputati di Strasburgo hanno istituto la Giornata europea dei Giusti, stabilita il 6 marzo, data della scomparsa dell'artefice del Viale dei Giusti, Moshe Bejski. A partire dalla definizione di Yad Vashem, il concetto di Giusto è stato esteso sino a includere quanti, in ogni parte del mondo, hanno salvato vite umane in tutti i genocidi e difeso la dignità umana durante i totalitarismi.
Dal 7 dicembre 2017 la Giornata dei Giusti è solennità civile in Italia: ogni anno il 6 marzo si celebra l’esempio dei Giusti del passato e del presente per diffondere i valori della responsabilità, della tolleranza, della solidarietà.
Il concetto di Giusto, nato dall’elaborazione del memoriale di Yad Vashem per ricordare i non ebrei che hanno salvato e soccorso gli ebrei, diventa patrimonio di tutta l’umanità e ci richiama a un valore fondante della cultura europea: l’individuo e la sua responsabilità. Il termine “Giusto” diventa un punto di riferimento per ricordare quanti in tutti i genocidi, totalitarismi, fondamentalismi di ieri e oggi si sono prodigati e si prodigano per difendere la dignità umana.
Dichiarazione del Parlamento europeo del 10 maggio 2012
https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-7-2012-0205_IT.pdf?redirect
Legge sui Giusti dell’Umanità - 2017
Definizione di “giusto”
https://it.gariwo.net/giusti/biografie-dei-giusti/
GIUSTI, NÉ SANTI NÉ EROI
Elogio delle virtù quotidiane
Le azioni, a volte l'intera vita, dei Giusti sono la riprova che ogni essere umano può assumersi una responsabilità personale per difendere i più deboli e opporsi alle derive antidemocratiche e repressive.
Non solo i Giusti tra le Nazioni nominati a Yad Vashem, ma tutti i Giusti del mondo vanno ricordati, onorati e apprezzati per il loro contributo fondamentale alle sorti dell'Umanità.
Conoscere le loro biografie aiuta la costruzione della memoria educativa, capace di parlare ai giovani.
In ogni parte del mondo si sono verificate e si verificano tuttora circostanze estreme di disuguaglianza, povertà, ingiustizia e negazione dei più elementari diritti umani, come quello ad essere curati. Chi trova il coraggio di farsi carico di queste situazioni, salvaguardando la propria integrità morale, di battersi per difendere i valori fondanti della convivenza civile, può essere definito Giusto del coraggio civile.
Attivisti che dedicano la vita alla lotta per i diritti umani e civili, in favore dei più deboli; donne e uomini che hanno deciso di far sentire la loro voce contro ogni forma di violenza e ingiustizia, senza voltarsi dall’altra parte, anche contro il comportamento della maggioranza quando questo era guidato dal male; leader politici e civili che si sono assunti una responsabilità in momenti di crisi, come la recente pandemia, per cambiare la Storia in meglio e che per questo messo a rischio la loro esistenza, sono tra le figure che possono essere chiamate Giusti.
https://it.gariwo.net/giusti/coraggio-civile/carlo-urbani-22783.html
Medico italiano, fu il primo a identificare e classificare la SARS. Laureato in medicina all'Università di Ancona, si specializza in malattie infettive e tropicali a Messina. Attivo fin dalla gioventù in operazioni di tipo umanitario, alla fine degli anni '80, quando era medico di base a Castelplanio, inizia a organizzare insieme ai colleghi viaggi in Africa, in luoghi in cui le popolazioni locali morivano per malattie curabilissime, come diarrea o crisi respiratorie. "Un numero impressionante di bambini muore per disidratazione da diarrea e per salvarli basterebbe qualche bustina di reintegratori da pochi centesimi di euro" - scrive diverse volte, tormentato da un paradosso di cui non si capacita.
Nel 1993 diventa consulente dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per il controllo delle malattie parassitarie, e con tale incarico si reca numerose volte nel continente africano. Negli anni seguenti, con l’ingresso in Medici Senza Frontiere, opera in Cambogia al termine del regime dei Khmer Rossi per controllare le malattie endemiche tra la popolazione locale. In Cambogia Urbani resta per un anno, e trova sulla sua via - a partire dalle rive del Mekong - un Paese da ricostruire. Pesano le ferite del genocidio, le mine antiuomo che continuano a mutilare giovani e adulti, le ferite degli animi, il dramma dell'Aids. Con il genocidio, due milioni di persone su meno di 7 milioni di popolazione sono state trucidate dai seguaci di Pol Pot. "Sembra un immenso sacrario - annota Urbani - per me e la mia famiglia è stato come conoscere i sopravvissuti di Auschwitz".
Nel 1999 Carlo diventa presidente di Msf Italia, con cui conduce una vera e propria battaglia per la diffusione dei medicinali essenziali a tutta la popolazione mondiale. Come riporta lo stesso Urbani in un'intervista ad Avvenire nel 2000, "Il 90% del denaro investito in ricerca sui farmaci è per malattie che riguardano il 10% della popolazione del pianeta. Solo lo 0,3% della ricerca è indirizzata verso le cinque principali cause di morte nel mondo". Basti pensare alla Tbc: "ai giorni nostri la Tbc miete una vittima ogni 10 secondi. È la seconda causa di morte per malattie infettive negli adulti: uccide ogni anno 3 milioni di persone, l'80% delle quali ha un'età compresa tra i 15 e i 49 anni". Il 95% di loro vive in Paesi a basso reddito, ma "solo 400mila sono potenziali clienti paganti: troppo pochi, dicono le industrie". Ecco per Urbani la missione del medico-umanitario, impegnato non solo nella cura dei malati ma anche in contesti di povertà, genocidi e guerre civili: curare ma nel frattempo denunciare, testimoniare, far sapere. Con questo impegno Urbani si reca a Oslo nel 1999, come parte della delegazione che riceverà il Premio Nobel per la pace a nome di Msf.
Questa la sua dichiarazione: «Perché un Nobel per la Pace a MSF? Cosa trasforma infermieri, medici e agguerriti logisti in strumenti di pace? Cosa trasforma il curare malattie e bendare ferite in atti dall'alta valenza politica? L'emozione per questo riconoscimento continua a crescere quando davanti ai microfoni possiamo urlare che il premio non è per noi ma per l'idea che salute e dignità sono indistinguibili nell'essere umano, che è l'impegno a restare vicini alle vittime, a tutelarne i loro diritti, lontani da ogni frontiera di discriminazione e divisione, che ha avuto un Nobel per la Pace».
Nel luglio del 2000 arriva la svolta professionale della vita di Urbani: l'assunzione all'Oms come coordinatore delle politiche sanitarie contro le malattie parassitarie nel Sud-Est asiatico. Si tratta di una scelta radicale - per cui rinuncia anche il ruolo di primario del reparto di Malattie infettive all'ospedale di Macerata -, che porta Carlo e la sua famiglia a trasferirsi in Vietnam.
Nel febbraio 2003 l'ospedale francese di Hanoi contatta l'Oms per il caso di un paziente - mister Chen - che nessuno sa curare e che sta infettando il personale medico. Come accade quando qualcosa di preoccupante arriva ad Hanoi, lo staff dell'Oms decide di "chiamare Carlo". Urbani quindi decide di recarsi di persona al capezzale di mister Chen, uomo d'affari americano proveniente da Hong Kong, senza inviare preventivamente i "suoi" medici. È il solo, nelle corsie dell'ospedale di Hanoi, ad accorgersi di essere di fronte a una nuova malattia: lancia così l’allarme al governo e all’Oms, riuscendo a convincerli ad adottare misure di quarantena. Non è facile per Urbani riuscire nel suo intento: la necessità di isolare immediatamente i pazienti e di monitorare tutti i viaggiatori va a scontrarsi contro gli interessi economici e di immagine del Paese. Alla fine, tuttavia, il prestigio e la credibilità che Urbani ha acquisito negli anni riescono a persuadere le autorità, che decidono di affidarsi alle sue prescrizioni e di iniziare le procedure di isolamento.
Pochi giorni dopo, mentre è in volo verso la Thailandia, Carlo avverte i primi disturbi: febbre, tosse, debolezza. Con una tragica autodiagnosi, teme di aver contratto il virus e una volta atterrato chiede di essere immediatamente ricoverato e posto in quarantena. Muore dopo due settimane, il 29 marzo 2003, raccomandando che il suo tessuto polmonare venisse utilizzato per la ricerca. Un mese dopo, il 28 aprile, il Vietnam annuncia di aver sconfitto la Sars, con un bilancio di 63 contagi e 5 morti - a differenza di altri Paesi, in cui il virus si è diffuso in modo più capillare.
Gli ufficiali medici dell'Oms riconoscono che, se non fosse stato per il tempestivo intervento di Urbani, la Sars avrebbe infettato più lontano e più velocemente. Non sapremo mai quante vite ha salvato con la sua.
Il metodo anti-pandemie da lui realizzato rappresenta, ancora oggi, un modello internazionale.
Dopo la sua morte, l'allora Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan lo ha voluto ricordare con queste parole: «Il dottor Carlo Urbani ha dedicato la sua vita a proteggere e salvare la vita degli altri. È stato determinante nel garantire un'imminente reazione da parte della comunità internazionale alla Sindrome Respiratoria Acuta Severa, e questo era caratteristico della sua natura di professionista competente e sempre vigile. Se non avesse intuito che l'insorgere di quel virus era qualcosa di fuori dall'ordinario, molte più persone sarebbero cadute vittima della Sars. È la più crudele delle ironie che egli abbia perso la sua stessa vita ucciso dalla Sars, mentre cercava di preservare il prossimo dalla malattia. Il dottor Urbani lascia un esempio illuminante nella famiglia delle Nazioni Unite e nella comunità sanitaria di tutto il mondo. Per il suo contributo in prima linea nella lotta contro il virus lo ricorderemo come un eroe, nel senso più elevato e più vero del termine».
Due video
UN DOCUMENTARIO SU CARLO URBANI: racconto della vita di un Giusto
https://it.gariwo.net/multimedia/documentari/un-documentario-su-carlo-urbani-22998.html
LUCA URBANI, racconta il padre, il medico Giusto Carlo Urbani
Dopo aver visto i video che lo riguardano e la performance per la Giornata dei Giusti, con le informazioni in loro possesso, i ragazzi divisi in piccoli gruppi, risponderanno alle seguenti domande:
Discussione finale
A classe intera gli studenti potranno discutere e confrontarsi sulle risposte date.
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