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Storia

I media - Unità 21 - XIV e XV sec - Tra Trecento e Quattrocento - La crisi di papato e impero


Nel Trecento, la Chiesa e il Sacro Romano Impero Germanico affrontano una fase di crisi. Il potere assoluto di papa e imperatore è ormai in declino, mentre nuovi Stati come Francia, Inghilterra e Spagna emergono con crescente forza.

1. La crisi del papato

1.1. Papa Bonifacio VIII e Filippo IV il bello

Papa Bonifacio VIII tenta di rafforzare l'autorità della Chiesa. Nel 1300, istituisce il giubileo, un evento che promette l'indulgenza plenaria a tutti i cattolici che si recano in pellegrinaggio a Roma, garantendo loro la remissione delle pene per i peccati commessi. Con questa mossa, Bonifacio VIII vuole affermare la sua supremazia spirituale e il suo controllo assoluto sulle anime di tutti i fedeli cristiani.

Nel frattempo, il re di Francia, Filippo il Bello, impegnato in una guerra contro l'Inghilterra, cerca di risolvere i problemi finanziari imponendo tasse anche al clero. Nel 1296, questa decisione provoca la reazione di Bonifacio VIII, che scomunica Filippo. Tuttavia, il re reagisce facendo arrestare il papa ad Anagni, vicino a Roma. Nonostante l'intervento del popolo, che riesce a liberare Bonifacio, la nobiltà, la borghesia e i cardinali francesi, riuniti negli Stati Generali, sostengono Filippo. Poco dopo questi eventi, Bonifacio VIII muore.

1.2. La "cattività avignonese"

Il nuovo papa, Clemente V, di origine francese, trasferisce nel 1309 la sede papale ad Avignone, segnando l'inizio della cosiddetta "cattività avignonese". Durante questo periodo, i papi sono tutti francesi e subordinati al re di Francia, mentre Roma rimane senza una guida ecclesiastica. Nel 1347, Cola di Rienzo, un ricco borghese romano, tenta di trasformare Roma in una repubblica, ma l’esperimento dura solo pochi mesi prima di fallire.

1.3. Il ritorno a Roma e lo scisma d'Occidente

Nel 1377, la cattività avignonese si conclude e il papato ritorna a Roma. Tuttavia, l'anno successivo, con l'elezione di Urbano VI, un italiano, si verifica uno scisma: i cardinali francesi eleggono un altro papa, Clemente VII, che stabilisce la sua sede ad Avignone. Si crea così lo scisma d'Occidente, con due papi in carica contemporaneamente. Gli Stati cristiani si dividono, schierandosi con uno dei due pontefici. Nel 1414, il concilio di Costanza pone fine allo scisma, stabilendo che il papa debba risiedere a Roma. Tuttavia, lo scisma ha già minato l'autorità della Chiesa, alimentando richieste di riforma tra i fedeli.

2. La crisi dell'Impero

2.1. La carica d'imperatore diventa elettiva

Il Sacro Romano Impero Germanico è anch'esso in declino. Molti territori imperiali acquisiscono crescente autonomia, mentre gli imperatori tentano invano di riaffermare il loro controllo sull'Italia, scontrandosi con la Chiesa e subendo sconfitte. I principi tedeschi, che hanno il potere di eleggere gli imperatori, diventano sempre più influenti, riducendo il potere dell'imperatore.

Nel 1338 prima la dieta di Rense e poi la dieta di Francoforte affermarono che l’autorità imperiale deriva direttamente da Dio e non ha bisogno di ratifica papale.

Nel 1356, l'imperatore Carlo IV promulga la Bolla d'oro, un documento che stabilisce che solo i principi, chiamati "grandi elettori", possono eleggere l'imperatore ed esclude ancora una volta la necessità dell’autorizzazione papale all’incoronazione dell'imperatore. Il papa perde il diritto di approvazione e di incoronazione del sovrano, ma in questo modo anche il potere dell'imperatore cessa di essere considerato sacro. Fu un duro colpo per il papa che si vide privare di un suo storico diritto ma anche il potere imperiale subì un ridimensionamento perché la carica di imperatore finì nelle mani di coloro su cui avrebbe dovuto comandare.

L’impero inoltre mutò natura, perché riconoscendo diritti speciali ai sette principi tedeschi assunse caratteristiche orientate decisamente in senso nazionale tedesco. Questo passaggio segnò la fine dell’universalismo medievale.


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