III media - L‘ Italia nel secondo dopoguerra


L'Italia al termine della Seconda Guerra Mondiale

Alla fine della Seconda guerra mondiale, l'Italia si trovava in una situazione disastrosa:

 

La situazione politica

A partire dall'8 settembre 1943, gli eventi avevano prodotto la seguente situazione: nel Nord, la resistenza partigiana contro i Tedeschi aveva suscitato l'interesse per gli ideali democratici,  mentre nel Sud rimaneva forte il sentimento monarchico.

Oltre alla contrapposizione tra monarchici e repubblicani, l'Italia, ufficialmente riunita con la Liberazione (25 aprile 1945), era divisa anche per le diverse correnti politiche e ideologiche. I socialisti e i comunisti auspicavano una radicale trasformazione politica e sociale, mentre i cattolici e i moderati temevano il comunismo  che avrebbe portato all'uguaglianza totale tra le classi sociali.

Dopo il governo di unità nazionale guidato da una coalizione antifascista e presieduto da Ferruccio Parri (capo partigiano), subentrò quello del democristiano Alcide De Gasperi, sostenuto anch'esso da tutti i partiti antifascisti.

Il 2 giugno 1946 si tennero sia il referendum per decidere la forma istituzionale dello Stato (monarchia o repubblica) sia le elezioni per l'Assemblea Costituente, l'organo incaricato di redigere la Costituzione dello Stato.

Queste elezioni furono le prime vere elezioni a suffragio universale, con le donne chiamate a votare per la prima volta nella storia italiana.

Il referendum segnò la vittoria della repubblica: la maggioranza degli italiani rifiutò la monarchia, considerata responsabile per il supporto dato al fascismo e per il disastro dell'8 settembre 1943. Il risultato delle elezioni rispecchiò la divisione del Paese: al Centro e nel Nord, il voto a favore della repubblica prevalse nettamente, mentre al Sud e nelle isole prevalse il voto a favore della  monarchia.

Dopo l'annuncio dei risultati, Umberto II, succeduto al trono dopo l'abdicazione di Vittorio Emanuele III, lasciò l'Italia e partì in esilio per il Portogallo. Enrico De Nicola fu eletto presidente provvisorio della Repubblica.

 

La nuova Costituzione

Nelle elezioni per l'Assemblea Costituente emersero tre principali partiti: la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Italiano e il Partito Comunista Italiano. Da soli, essi riuscirono a conquistare oltre 400 seggi su 556 complessivi.

Il lavori per la realizzazione della nuova costituzione si basarono su tre punti di partenza: la scelta della forma repubblicana di governo, l'antifascismo e il bisogno di definire chiare regole. Alla fine il risultato, la nuova costituzione,  rappresentò un efficace compromesso tra diverse ideologie: i principi liberal-democratici, sostenuti da cattolici, repubblicani e liberali, vennero integrati con quelli del socialismo e del comunismo. Particolarmente significativo fu il consenso generale sui diritti inalienabili dei cittadini e sui loro doveri nei confronti della società.

La Costituzione fu ratificata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 ed entò in vigore il 1° gennaio 1948; De Nicola divenne il primo presidente della Repubblica italiana.


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