Alla luna


Commento

Contesto, argomento, messaggio

"Alla luna" è uno degli idilli appartenenti alla raccolta dei Canti di Giacomo Leopardi, composta a Recanati presumibilmente nel 1819 (o 1820). Questo componimento poetico è molto significativo, poiché introduce un tema che sarà ricorrente nella lirica leopardiana: il ricordo. Infatti, il titolo originario della poesia era "La ricordanza".

Come in tutti gli idilli, lo scenario naturale (in questo caso la luna e la luce che rischiara il colle) è il motivo che spinge il poeta a parlare dei propri sentiementi. Ed infatti questa poesia può essere divisa in due parti: la prima descrittiva (vv.1-10), la seconda riflessiva (vv.10-16).

A distanza di un anno, il poeta torna a contemplare la luna che sovrasta la collina (il monte Tabor?), rinnovando la stessa sensazione di commozione di fronte alla natura provata nella precedente occasione. Anche allora, la luna gli sembrava poco nitida ("nebuloso e tremulo") a causa delle lacrime che gli sgorgavano dagli occhi, poiché la sua vita era “travagliosa” e segnata dal dolore, come purtroppo è anche ora. Eppure, il ricordo del passato, pur nel permanere della sofferenza, gli è di conforto, anche se si accompagna a sensazioni tristi e l’affanno esistenziale ancora perdura.

Il tema di questo breve idillio è quindi quello del ricordo, una tematica che sarà assai frequente sia nello Zibaldone sia nelle liriche della maturità: la «rimembranza» di un'esperienza dolorosa del passato, pur essendo triste, è comunque gradita, essendo la memoria breve e la speranza lunga

Lingua, stile e forma metrica

Poesia composta da 16 endecasillabi sciolti.

"Alla luna" presenta un lessico denso di arcaismi, tesi a nobilitare il componimento (v. 4: «pendevi»; v. 10: «giova»; v. 11: «noverar l’etate»), e ricco di parole che evocano efficacemente una sensazione di vago e di indeterminatezza, definite dallo stesso Leopardi «poeticissime».

Tra le figure retoriche si segnala l'apostrofe (O graziosa luna / o mia diletta luna), presente proprio nell'attacco e nel verso 10, ispirata ad un idillio attribuito al poeta greco Mosco di Siracusa.

 

Parafrasi e note utili per il commento

TESTO PARAFRASI
  1. O graziosa luna, io mi rammento
  2. che, or volge l'anno, sovra questo colle
  3. io venia pien d'angoscia a rimirarti:
  4. e tu pendevi allor su quella selva
  5. siccome or fai, che tutta la rischiari.
  6. Ma nebuloso e tremulo dal pianto
  7. che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
  8. il tuo volto apparia, che travagliosa
  9. era mia vita: ed è, né cangia stile,
  10. o mia diletta luna. E pur mi giova
  11. la ricordanza, e il noverar l'etate
  12. del mio dolore. Oh come grato occorre
  13. nel tempo giovanil, quando ancor lungo
  14. la speme e breve ha la memoria il corso,
  15. il rimembrar delle passate cose,
  16. ancor che triste, e che l'affanno duri!
O benevola luna (apostrofe), io mi ricordo che un anno fa su questo colle, io venivo, a contemplarti, pieno di angoscia:
e tu eri sospesa su quella selva proprio come fai ora,  che la rischiari interamente.
Ma, a causa delle lacrime che mi sgorgavano dalle ciglia, velato  e tremolante mi appariva ai miei occhi (luci, metafora) il tuo volto, poiché la mia vita era piena di dolori e, così è ancora, né cambia o mia cara luna. Eppure mi piace  il ricordo, e il richiamare alla mente il tempo del mio dolore. Oh come si presenta gradito nell'età giovanile, il ricordo delle cose passate, quando la speranza ha ancora dinanzi a sè un lungo percorso  e la memoria dietro di sé un percorso breve, anche se il ricordo è triste e la sofferenza continua.

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