L‘ Ottocento - Contesto storico e culturale


1.  Il contesto storico

1.1. Napoleone

Uno dei personaggi più rilevanti dell’Ottocento è Napoleone Bonaparte, un generale francese che, in origine, intendeva diffondere le idee della Rivoluzione francese, come la libertà e l'uguaglianza. Tuttavia, dopo aver preso il potere, Napoleone si autoproclama imperatore e inizia una campagna di conquiste, sottomettendo numerosi Paesi europei. Questa espansione porta gli Stati europei a coalizzarsi contro di lui, sconfiggendolo definitivamente nel 1815, nella battaglia di Waterloo.

1.2 Il Congresso di Vienna e la Restaurazione

Dopo la caduta di Napoleone, al Congresso di Vienna (1814-1815), i vincitori restaurano l'ordine monarchico, cancellando molte delle riforme napoleoniche e ristabilendo i confini preesistenti. Questo periodo è chiamato Restaurazione perché i monarchi europei riprendono il potere e cercano di mantenere lo status quo. Tuttavia, le idee di indipendenza e libertà continuano a diffondersi, specialmente in Italia.

1.3  Il Risorgimento e l'Unità d'Italia

Nel XIX secolo, l’Italia è divisa in molti Stati, alcuni dei quali sotto il controllo diretto di potenze straniere, come l’Austria. In risposta a questa situazione, emergono gruppi patriottici, come le società segrete (ad esempio, la Carboneria), che mirano all’unificazione e all’indipendenza del paese.

Nel 1848, scoppiano moti rivoluzionari in tutta Europa, alimentati dal desiderio di riforme e cambiamenti politici. Anche in Italia, il Regno di Sardegna, guidato dai Savoia, combatte contro l'Austria nelle prime due guerre d'indipendenza. Un momento cruciale del processo di unificazione è l’impresa dei Mille: nel 1860, Giuseppe Garibaldi guida un esercito di volontari dalla Liguria alla Sicilia, conquistando gran parte del Sud Italia. Questo evento porta, nel 1861, alla proclamazione del Regno d’Italia, con Vittorio Emanuele II come primo re.

Sebbene l'unità italiana sia formalmente realizzata, alcune regioni, come il Veneto e lo Stato Pontificio, saranno annesse solo successivamente.

2.  Il contesto culturale

Gli intellettuai e il nuovo pubblico

Nell'Ottocento la borghesia diventa protagonista. Anche gli intellettuali si emancipano dal mecenatismo nobiliare, diventando professionisti autonomi e interpreti della nuova società. Il loro pubblico si amplia grazie alla scolarizzazione introdotta dal regime napoleonico, permettendo a un numero crescente di persone di accedere a opere culturali e politiche. Eventi come il successo dell'opera Nabucco di Verdi nel 1842 riflettono l'importanza culturale di questi intellettuali, mentre il romanzo si afferma come genere letterario anche in Italia.

Neoclassicismo e Romanticismo

All'inizio dell'Ottocento, il Neoclassicismo e il Romanticismo si sviluppano come reazioni opposte al contesto storico e culturale. Il Neoclassicismo guarda al passato, riscoprendo la cultura greco-romana come modello di equilibrio, bellezza e moralità. Gli autori come Ugo Foscolo e Giosuè Carducci esprimono ideali civici, spesso ispirati ai valori classici di patria e onore.

Il Romanticismo, invece, nasce come risposta emotiva all'Illuminismo accusato di non tenere in giusta considerazioni i sentimeti e le passioni umane. Incentrato sulla soggettività, sulla passione e sulla natura, celebra il sentimento come guida per comprendere la realtà. Gli autori romantici vedono nella natura un riflesso delle emozioni umane: essa diventa lo specchio dei conflitti interiori e delle aspirazioni dell’animo. La letteratura romantica abbraccia il concetto di “genio” e l'idea di arte come espressione individuale e creativa, rifiutando le regole formali. Uno dei più grandi autori romantici italiani (forse il più grande) è Giacomo Leopardi che nella sua poesia esprimerà spesso i propri sentimenti e che userà spesso i paesaggi naturali come spunto delle proprie riflessioni.

In Italia, il Romanticismo assume anche un'importante funzione nazionale. L'uso della lingua diventa cruciale dopo l'Unità: Alessandro Manzoni, per esempio, sceglie il fiorentino come modello linguistico per il suo romanzo I promessi sposi, contribuendo a formare una lingua comune in un Paese ancora diviso da numerosi dialetti.

La questione della lingua

Nell'Ottocento, l'italiano, basato sul fiorentino trecentesco di Petrarca e Boccaccio, era una lingua letteraria usata solo dalle élite; l'80% della popolazione parlava solo dialetti. Il Romanticismo promosse una lingua più vicina all'uso quotidiano, e Alessandro Manzoni si fece interprete di questo pensiero ed ebbe un ruolo cruciale nella diffusione del suo modello in Italia. Infatti, con I Promessi Sposi, Manzoni adottò proprio il fiorentino parlato: il successo di questo romanzo contribuì a far diventare il fiorentino parlato la base dell'italiano moderno.

Tuttavia, c'è da dire che l'unità linguistica italiana richiese tempo e fu favorita da fattori come il servizio militare e la nascita e lo sviluppo dei mass media.


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