L'Italia dopo il 1848
Nel 1848, tutti gli Stati italiani annullarono le riforme ad eccezione del Regno di Sardegna, che aveva un governo liberale. In questo periodo, i democratici desideravano ancora l'unificazione dell'Italia e cercavano di fomentare un'insurrezione generale. Giuseppe Mazzini, un leader democratico, fondò il Partito d'Azione con l'obiettivo di organizzare rivolte in tutto il paese.
Nel 1857, Carlo Pisacane organizzò una rivolta a Napoli, ma non ricevette il sostegno della popolazione, che invece lo denunciò alle autorità borboniche. Questo evento segnò un momento di svolta, poiché i democratici persero la fiducia nell'insurrezione popolare e cominciarono a avvicinarsi alle idee dei liberali.
Il governo Cavour
Nel 1852, Camillo Benso, Conte di Cavour, assume l'incarico di primo ministro nel Regno di Sardegna. Durante il suo mandato, Cavour promuove riforme liberali e stimola la crescita economica. La sua ambizione è di espandere il Regno di Sardegna per unificare l'Italia e trasformarlo in un Regno d'Italia unificato.
Per raggiungere questo obiettivo, Cavour comprende che deve sconfiggere l'Austria e cercare alleati a livello internazionale. Durante la Guerra di Crimea, stringe una coalizione con la Francia e la Gran Bretagna e manda il proprio esercito a combattere lì. Questo gesto è molto importante perché, una volta vinta la guerra, permette di far conoscere a tutti la situazione italiana durante la conferenza di pace a Parigi. Infatti qui Cavour sottolinea come il governo oppressivo dell'Austria in Italia possa innescare nuove rivolte, che potrebbero diffondersi in tutta Europa. Questo "spaventa" Francia e Gran Bretagna che quindi appoggeranno il Regno di Sardegna.
Nel 1858, Cavour riesce a negoziare un accordo con Napoleone III: la Francia difenderà il Regno di Sardegna in caso di un attacco austriaco in cambio di alcuni vanatggi territoriali: in caso di vittoria al Regno di Sardegna sarebbero andate Lombardia e Veneto e in cambio Napoleone III avrebbe ricevuto da Vittorio Emanuele Nizza e la Savoia.
La Seconda guerra di indipendenza
Il Regno di Sardegna provoca l'Austria; questa, all'oscuro degli accordi di Cavour con Napoleone III, attacca il Regno di Sardegna e scatena la Seconda guerra di indipendenza italiana il 26 aprile 1859. Durante il conflitto, piemontesi e francesi liberano Milano e conseguono numerose vittorie. Le popolazioni dell'Emilia e della Toscana si ribellano, desiderando l'annessione al Regno di Sardegna.
Tuttavia Napoleone III preoccupato che il Regno di Sardegna potesse espandersi troppo si ritira dalla guerra. Il Regno di Sardegna ottiene solo la Lombardia e Cavour si dimette in segno di protesta. Successivamente torna al governo e con il sostegno della Gran Bretagna, negozia un nuovo accordo con la Francia in base al quale il Regno di Sardegna annette le regioni dell'Emilia e della Toscana in cambio della cessione di Nizza e della Savoia alla Francia.
La spedizione dei Mille
Dopo la guerra, i democratici indirizzano i loro sforzi nei confronti del Regno delle Due Sicilie. Nel 1860, scoppia, ispirata da alcuni mazziniani, un'insurrezione a Palermo che viene repressa dal re. Questo evento però spinge Giuseppe Garibaldi, con i suoi Mille volontari, a sbarcare in Sicilia, dove, dopo alcuni scontri vittoriosi, aiutato dai contadini, si proclamò dittatore dell'isola in nome di Vittorio Emanuele II. I Mille però, non sostengono i contadini nelle loro richieste di terra e reprimono le loro rivolte.
In seguito Garibaldi conquista Napoli. Qui arriva subito Mazzini che vuole convincere Garibaldi a instaurare una repubblica.
Spaventato dall'avanzata di Garibaldi verso Roma, e per evitare che al Sud potesse nascere una repubblica, Cavour persuade il re Vittorio Emanuele a dirigersi verso il Sud. Durante il percorso nell'Italia centrale, conquista Marche e Umbria, ma non il Lazio (altrimenti avrebbe spinto Napoleone III a intervenire in favore del papa). In seguito Garibaldi va incontro a Vittorio Emanuele e a Teano gli consegna il Sud Italia.
Il 17 marzo 1861, Vittorio Emanuele II diventa ufficialmente il re d'Italia.
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