"Di piccola statura e di pelel scura", "non amanti dell'acqua", "dediti al furto". "Parlano lingue a noi incomprensibili", e "fanno molti figli che faticano a mantenere": con queste parole venivano descritti, in una relazionene presentata al Congresso americano nel 1912, gli immigrati italiani sbarcati negli Stati Uniti per sfuggire alla povertà. In poco più di un secolo dall'Unità d'Italia partironoverso questa e altre destinazioni 30 milioni di italiani.
Accadeva suolo due o tre generazioni fa, ma la memoria è breve, ed oggi le stesse frasi sono spesso utilizzate verso chi arriva nel nostro Paese. Nel terzo millennio, si discrimina ancora per la provenienza, il colore della pelle, la religione, il conto in banca, l'identità sessuale.
Si parla di disuguaglianza economica in tutti quei casi in cui gli individui hanno un accesso disomogeneo alle risorse. Le disuguaglianze rappresentano uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile e alla lotta contro la povertà. Negli ultimi anni in molti Paesi le disuguaglianze sono aumentate. Si calcola che, a livello globale, la diseguaglianza economica è aumentata dell'11% tra il 1990 e il 2010. Attualmente, il 10% più ricco della popolazione mondiale detiene il 40% della ricchezza, mentre il 10% più povero è stimato possedere tra il 2 e il 7% del totale.
Le differenze di reddito tra individui sono evidenti sia a livello globale sia all'interno delle singole nazioni. La disuguaglianza economica può essere analizzata calcolando il reddito pro-capite (PIL) che indica il livello medio di benessere di una persona o di un Paese comparato a quello mondiale.
Quando la disuguaglianza è eccessiva viene minacciata la stabilità economica e sociale. Tra le cause troviamo la mancanza di lavoro, la diffusa povertà, l'indigenza. Ma con quali conseguenze? Le disuguaglianze accrescono la miseria e la disparità di genere e portano con sé importanti differenze di opportunità, in termini di salute educazione. Ciò significa che sempre di più chi nasce ricco muore ricco chi nasce povero muovere povero.
Con il termine discriminazione si intende qualsiasi azione che miri o abbia come effetto la negazione di pari trattamento a una persona o a un gruppo sulla base di differenze etniche, culturali, religiose.
Come scudo contro la discriminazione, e a tutela dell'uguaglianza, la Costituzione italiana, all'articolo 3 riconosce il diritto all'integrazione di tutti: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali":
Per costruire una società che miri al benessere di tutti gli individui, occorre eliminare gli atteggiamenti discriminatori, accettando, e rispettando le differenze riconoscendo nell'altro un valore.
Fatti e cifre
• In media – e prendendo in considerazione la dimensione della popolazione – tra il 1990 e il 2010 la disparità di reddito è aumentata dell’11% nei Paesi in via di sviluppo
• La maggior parte delle famiglie nei Paesi in via di sviluppo – più del 75% della popolazione – vive in società in cui il reddito è distribuito in maniera meno omogenea rispetto agli anni Novanta
• È dimostrato che, oltre una certa soglia, l’ineguaglianza danneggia la crescita economica e la riduzione della povertà, la qualità delle relazioni nella sfera pubblica e politica e il senso di soddisfazione e di autostima del singolo.
Traguardi
10.1 Entro il 2030, raggiungere progressivamente e sostenere la crescita del reddito del 40% della popolazione nello strato sociale piùbasso ad un tasso superiore rispetto alla media nazionale
10.2 Entro il 2030, potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, stato economico o altro
10.3 Assicurare pari opportunità e ridurre le disuguaglianze nei risultati, anche eliminando leggi, politiche e pratiche discriminatorie e promuovendo legislazioni, politiche e azioni appropriate a tale proposito
10.4 Adottare politiche, in particolare fiscali, salariali e di protezione sociale, per raggiungere progressivamente una maggior uguaglianza
10.5 Migliorare la regolamentazione e il monitoraggio di istituzioni e mercati finanziari globali e rafforzare l’attuazione di tali norme
10.6 Assicurare una migliore rappresentanza che dia voce ai paesi in via di sviluppo nelle istituzioni responsabili delle decisioni in materia di economia e finanza globale e internazionale, per creare istituzioni più efficaci, credibili, responsabili e legittimate
10.7 Rendere più disciplinate, sicure, regolari e responsabili la migrazione e la mobilità delle persone, anche con l’attuazione di politiche migratorie pianificate e ben gestite
10.a Attuare il principio del trattamento speciale e differente riservato ai paesi in via di sviluppo, in particolare ai meno sviluppati, in conformità agli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio
10.b Incoraggiare l’aiuto pubblico allo sviluppo e i flussi finanziari, compresi gli investimenti diretti esteri, per gli stati più bisognosi, in particolar modo i paesi meno sviluppati, i paesi africani, i piccoli stati insulari in via di sviluppo e i paesi in via di sviluppo senza sbocco al mare, in conformità ai loro piani e programmi nazionali
10.c Entro il 2030, ridurre a meno del 3% i costi di transazione delle rimesse dei migranti ed eliminare i corridoi di rimesse con costi oltre il 5%
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