[A9] Elisione e troncamento


L'elisione è la soppressione della vocale finale di una parola non accentata davanti a un'altra parola che inizi anch'essa per vocale. Graficamente è indicata dalla presenza, al posto della vocale caduta, del segno dell'apostrofo.

Il troncamento, invece, è la caduta della vocale o della sillaba finale di una parola davanti a un'altra parola che può iniziare sia per vocale sia per consonante. A differenza dell'elisione, il troncamento non è segnato dall'apostrofo.

Il troncamento, come l'elisione, avviene esclusivamente per ragioni di eufonia, cioè di buon suono.

 


L'elisione

L'elisione si usa nei seguenti casi:

  • con gli articoli lo e la e le preposizioni composte con tali articoli: l'uomo, l'uva, dell'amico, all'antica, sull'opera, l'ombrello, l'edera, dell'America, all'arrivo, sull'aereo;
  • con l'articolo una: un'arma, un'amica[**];
  • con gli aggettivi bello, bella, santo, santa: bell'e fatto, bell'e creduto, bell'incontro, bell'idea, sant'Antonio, sant'Andrea;
  • con gli aggettivi dimostrativi quello, quella [*], questo, questa[**]: quell'incontro, quell'età, quest'estate, quest'uso, quell'istrice, a quell'età;
  • con le particelle avverbiali ci e vi seguite da voci verbali che iniziano per e: c'è, c'erano, v'è, c'entra, v'erano;
  • con i numeri la cui pronuncia inizia per vocale: l'8 dicembre, l'11 aprile;
  • con la congiunzione anche seguita dai pronomi personali: io, egli, esso, essa, essi, esse: anch'io (raro anche io)[**];
  • in alcune formule fisse come senz'altro, tutt'al più, mezz'ora, tutt'altro, quand'anche, nessun'altra, l'altr'anno, a quattr'occhi, pover'uomo, d'ora in poi, d'altronde, d'accordo.

[*] Attenzione, si parla di aggettivo dimostrativo e non di pronome; si scrive infatti "quell'uomo è un mascalzone" e "quello è un mascalzone".

[*] Attenzione. Alcuni parlano di elisione facoltativa.

L'elisione è facoltativa in molti casi tra cui i seguenti:

  • con gli aggettivi grande e povero seguiti da vocale: pover'uomo, grand'uomo;
  • con le particelle pronominali lo, la, mi, ti, si, vi, ne: l'invitano,

 

L'elisione non si usa:

  • con parole che hanno il singolare identico al plurale (l'elisione si usa solo al singolare): l'ipotesi (singolare), le ipotesi (plurale));
  • con gli articoli, le preposizioni articolate e gli aggettivi seguiti da una parola che inizia con i, y, j + vocale: lo Ionio, uno yeti, la Juventus, della iella, quella iena);
  • con gli aggettivi dimostrativi al plurale: questi orologi, quelle ecczioni;
  • con la preposizione da (perché altrimenti si confonderebbe con di): da Atene, da amico; è però consentita nelle locuzioni tipo d'ora in poi, d'ora in avanti.
  • con i pronomi li, le: li aspetto. le inviterò;
  • con la particella pronominale ci, quando precede una parola che inizia per a, o, u ha, ho: ci ha aiutato, ci aiuterà.

 


Troncamento

Il troncamento è vietato in due casi:

  • davanti alle parole inizianti per s impura (s + consonante), z, x, y, gn, pn, ps: uno sciocco, uno psicologo;
  • con le parole al plurale.

Il troncamento è obbligatorio nei casi seguenti:

  • con l'articolo uno e i suoi composti alcuno, nessuno, ciascuno, qualcuno davanti a vocale o consonante: un amico, un giorno, nessun sollievo, ciascun posto, in alcun modo, qualcun altro;
  • con gli aggettivi quello, bello ma solo davanti a parole inizianti per consonanti: quel libro, bel film;
  • con frate  e santo, ma solo davanti a parole che cominciano per consonanti: fra Cristoforo, San Paolo;
  • l'aggettivo buono non ha elisione, si tronca sempre: buon uomo, buon gusto;
  • Con i nomi signore, professore, dottore, ingegnere, cavaliere, suora seguiti da un nome proprio: il signor Antonio, il professor Zanna, in dottor Bianchi, l'ingegner Minervini, suor Federica;
  • con parole come amore, bene, male, fiore, fine, fino ecc., quando sono usate in particolari espressioni fisse: amor proprio, ben detto, in fin dei conti, timor di Dio, furor di popolo...

 

enlightened Particolarità

Come detto il troncamento si distingue dall'elisione perché la parola che lo subisce non ha l'apostrofo. Fanno eccezione:

  • po' ( = poco): un po' di latte
  • be' ( = bene): be', ne riparliamo
  • mo' ( = modo): a mo' di esempio
  • to' ( = togli, nell'antico significato di prendere): to', prendi.

Vanno apostrofati inoltre gli imperativi tronchi dei verbi dare, dire, fare, stare, andare (anche se le forme fa, sta, va sono spesso accentate): da' ( = dai), di' ( = dici), fa' ( = fa, fai), sta' ( = sta, stai), va' (= va, vai).

Una sola parola ha il troncamento segnato dall'accento: si tratta del nome piè ( = piede): a piè di pagina, a piè fermo, a ogni piè sospinto.

 

 

 

 

coolDa, dà o da'?

La terza persona singolare dell’indicativo presente del verbo dare è dà, con l’accento obbligatorio.

Da, senza apostrofo né accento, è la preposizione semplice: scappo via da Roma.

Da’, con l’apostrofo, è la 2a persona dell’imperativo del verbo dare

coolQual'è o qual è?

Sebbene vi siano alcuni pareri contrastanti, l'espressione corretta è "qual è".La confusione deriva probabilmente dalla somiglianza della parola quale con quella.

coolSi scrive "vabbè", "vabè" o "Vabbe'"? E le forme "va beh" e "vabbe'" sono corrette?

Le form corrette sono solo le seguenti:

"Vabbè", perché dopo l'univerbazione la parola diventa tronca e necessita per forza dell'accento;

"Va be'" o "va beh" sono invece le due forme non univerbate, in cui il troncamento è indicato, nel primo caso, dall'apostrofo.



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